Più che Facebook a mettermi paura sono molti di coloro che interagiscono con il famoso social. Come del resto il problema non sono tanto i 5 Stelle ma tutti quelli che credono così convintamente alle loro promesse - vedi reddito di cittadinanza - da rivendicarle immediatamente all'indomani dell'esito elettorale, senza attendere la formazione di un governo o, per lo meno, la convocazione delle camere. No, il tutto, nell'immaginario di molti doveva essere cotto e mangiato. Oddio, mangiato: più che altro se la sono bevuta. Ma, ripeto, non è tanto questo quanto l'assoluta mancanza di consapevolezza legata alle tempistiche parlamentari e alla prassi che scandisce i vari passaggi istituzionali, insomma, l'assenza di qualunque forma di buon senso e di consapevolezza. Il non rendersi conto causa ignoranza. Nient'altro. Come, del resto, ritornando all'inizio del post, per quel che riguarda l'uso distorto che Facebook, o chi per lui, avrebbe fatto della comunicazione politica in merito alla Brexit o alle ultime presidenziali statunitensi. Ora, a parte che le piazze virtuali nel XXI secolo sono diventate un vero e proprio spazio di confronto, a volte aspro altre magari un po' troppo semplicistico, tra varie posizioni ideali, come mai si era visto prima, dando così luogo alla circolazione di idee, suggestioni e orizzonti che hanno di fatto impegnato i singoli a mettersi in gioco con il mondo esterno. Ecco, a parte questo, se una persona, mettiamo di tendenze liberali, si fa convincere da una notizia grossolana che in fondo la spesa pubblica è quanto di meglio si possa sperare per curare i malanni del suo Paese, bè, allora il problema magari non risiede tanto nella mitica "rete" ma in un liberalismo di fondo assai difettoso. Si, mettiamola in questi termini: partendo dalla premessa che l'uomo non è un essere che assimila passivamente tutto quello che gli viene propinato, almeno lo spero, Facebook e le sue notizie, spesso parossistiche, hanno il compito di testare la sensatezza ideale dei singoli. Trump, per dire, non si trova alla Casa Bianca grazie ai russi o alle fake - news bensì per motivi un tantino più complessi che, per paura o per incredulità, taluni non solo non hanno voluto vedere ma si sono prodigati per celarli all'opinione pubblica. Tuttavia, per la cecità politica e culturale di una minoranza non possono colpevolizzare i gusti della moltitudine votante. E più riflessiva di quanto si possa immaginare.
di Luca Proietti Scorsoni
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