Aprile 1945
In quei giorni parecchie scelte difficili vennero fatte, una guerra civile ebbe luogo su questa terra, una guerra nella guerra, una guerra dimenticata, una guerra da 100.000 morti. In quei giorni di famiglie divise ve ne erano centinaia, migliaia.
Divise fra chi aveva scelto la via della libertà e chi quella dell'onore, fra chi voleva la vittoria, e chi sapeva che andava incontro a sconfitta certa, fra chi sperava in una sconfitta meno dura e chi sperava nella sconfitta più dura possibile per dare inizio subito dopo alla rivoluzione, fra chi voleva la democrazia, fra chi nella blanda dittatura fascista aveva visto la speranza, fra chi sperava in un' Italia comunista e in una dittatura del proletariato.
C'erano giovani che armi in pugno combattevano per un ideale per una speranza o semplicemente per l'onore.
Perché limitare il tutto in un' insurrezione generale, dichiarata per altro a giochi già fatti, è troppo poco, perché come disse De Felice la maggioranza era grigia, né rossa né nera né bianca, era stata fascista per vent' anni ed è stata democratica subito dopo. Perché come disse Churchill: "Bizzarro popolo quello italiano un giorno 45 milioni di fascisti il giorno dopo 45 milioni di antifascisti e partigiani, eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti."
In molti presero una parte, un fazzoletto, soprattutto ragazzi, anche se la maggioranza attese.
Chi combatté con il fazzoletto rosso voleva la rivoluzione, voleva il comunismo.
Chi combatté con il fazzoletto banco voleva la libertà e la democrazia per rendere meno dura la sconfitta.
Chi combatté con la camicia nera sapeva di essere destinato alla sconfitta, ma lottò lo stesso; per l'onore, per la patria e per un ideale.
Chi combatte nei Balcani invece, sia nero che bianco, che ex soldato, combatté spesso per la patria in maniera semplice e diretta.
Ecco se avessi potuto scegliere, sarei stato li a combattere contro gli invasori, sia jugoslavi, sia tedeschi, sia inglesi.
Rispetto per tutti i caduti della guerra civile italiana 1943-1945.
Che oggi possa diventare una giornata di ricordo e di lutto, non di rivalsa.
di Giacomo Gioacchini
In quei giorni parecchie scelte difficili vennero fatte, una guerra civile ebbe luogo su questa terra, una guerra nella guerra, una guerra dimenticata, una guerra da 100.000 morti. In quei giorni di famiglie divise ve ne erano centinaia, migliaia.
Divise fra chi aveva scelto la via della libertà e chi quella dell'onore, fra chi voleva la vittoria, e chi sapeva che andava incontro a sconfitta certa, fra chi sperava in una sconfitta meno dura e chi sperava nella sconfitta più dura possibile per dare inizio subito dopo alla rivoluzione, fra chi voleva la democrazia, fra chi nella blanda dittatura fascista aveva visto la speranza, fra chi sperava in un' Italia comunista e in una dittatura del proletariato.
C'erano giovani che armi in pugno combattevano per un ideale per una speranza o semplicemente per l'onore.
Perché limitare il tutto in un' insurrezione generale, dichiarata per altro a giochi già fatti, è troppo poco, perché come disse De Felice la maggioranza era grigia, né rossa né nera né bianca, era stata fascista per vent' anni ed è stata democratica subito dopo. Perché come disse Churchill: "Bizzarro popolo quello italiano un giorno 45 milioni di fascisti il giorno dopo 45 milioni di antifascisti e partigiani, eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti."
In molti presero una parte, un fazzoletto, soprattutto ragazzi, anche se la maggioranza attese.
Chi combatté con il fazzoletto rosso voleva la rivoluzione, voleva il comunismo.
Chi combatté con il fazzoletto banco voleva la libertà e la democrazia per rendere meno dura la sconfitta.
Chi combatté con la camicia nera sapeva di essere destinato alla sconfitta, ma lottò lo stesso; per l'onore, per la patria e per un ideale.
Chi combatte nei Balcani invece, sia nero che bianco, che ex soldato, combatté spesso per la patria in maniera semplice e diretta.
Ecco se avessi potuto scegliere, sarei stato li a combattere contro gli invasori, sia jugoslavi, sia tedeschi, sia inglesi.
Rispetto per tutti i caduti della guerra civile italiana 1943-1945.
Che oggi possa diventare una giornata di ricordo e di lutto, non di rivalsa.
di Giacomo Gioacchini
Commenti
Posta un commento