Infatti, i Presidenti degli enti regionali riuniti nell'assemblea della Conferenza delle Regioni hanno stilato di comune accordo un documento di documento da sottoporre, o meglio imporre, al Presidente del Consiglio.
In questo caso si ribalta la visione distorta che fino ad ora ci è stata propaganda a reti unificate. Proprio le Regioni hanno dimostrato maggiore concretezza e consapevolezza delle necessità delle attività commerciali, di servizi e di ristorazione, mentre lo Stato centrale ha mostrato i limiti e l'ingessato metodo proposto dalla burocrazia, concentrato più sui centimetri delle distanze che su valutazioni che favorissero semplificazioni in fase di riapertura.
Il Presidente, Conte, parla di "cammino comune con le Regioni", ma questa dichiarazione non si sposa con la realtà dei fatti, cioè il Presidente ha dovuto confrontarsi con l'aut aut imposto dai Governatori delle Regioni.
Caso strano ai Governatori leghisti duri e puri, come Zaia e Fontana, si sono allineati anche i post-comunisti, Emiliano e Bonaccini, decretando la nascita di un fronte comune al fine di limitare l'inefficienza del Governo centrale.
Rilevante in questo momento anche la dichiarazione del Sindaco di Milano, Beppe Sala, che dalle colonne di Repubblica invoca il rimpasto di Governo per sostituire i Ministri che a suo dire "non sono all'altezza delle sfide che si dovranno affrontare".
Il Governo dovrà resiste al fuoco incrociato, che prospetta forse una fine di una esperienza fallimentare e triste al fine di ridare dignità ad un Parlamento e ad un Governo che i cittadini italiani meritano.
di UG
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