Inizi ad impegnarti in politica sui banchi di scuola, tra un cotta per la compagna di banco,che spesso è proprio “compagna”, e una sigaretta fumata di nascosto nei bagni. Le prime discussioni accese si intraprendono tra le file dei banchi nelle assemblee di classe e nel tempi morti, come durante l'intervallo.
Sorrisi argentati e volti pieni di brufoli ornano le anime movimentate e accese dei giovani rivoluzionari, che temono soltanto la chiamata iraconda della madre o del padre.
Nasce proprio in questa fase della vita l'ideologia, spesso estremista, di tanti giovani che cercano punti di riferimento dirompenti e affascinanti.
La conseguenza logica è la corsa metaforicamente affannosa ad una sede di partito, bussare alla porta, quando è aperta, e chiedere permesso.
Topaie, spesso polverose e piene di mozziconi di sigarette spente, si stagliano di fronte ai tuoi occhi come un miraggio unico, come un sogno. All'interno trovi gruppi più o meno organizzati, che per i primi tempi ti osservano, ti studiano con interesse e scrupolo, finché non diventi parte del gruppo. Si verifica un giorno una sorta di accettazione non giustificata, ma effetto naturale della condivisione.
Si inizia nel mondo giovanile per poi passare nel mondo dei grandi, cose alquanto diverse. Nel primo vi è spensieratezza assoluta, nel secondo devi entrare in punta di piedi, ma armato di coraggio e di un pizzico di follia.
Servono buoni maestri per rimanere in piedi nella “gabbia dei leoni”, dove tutto è lecito, purtroppo. Le prime segreterie di partito, prima comunali, poi provinciali e, infine, regionali, dove ogni singola parola deve essere misurata per non turbare nessuno, senza risparmiare valutazioni spigolose.
Con il passare degli anni l'animo ribelle necessariamente si affievolisce, o almeno si trasforma per maggiore esperienza e consapevolezza, ma si deve evitare di disperdere troppo il pensiero giovanile.
Il rischio più grande si vive quando entri nelle istituzioni, quando ti candidi e viene eletto improvvisamente nelle Assemblee che contano. Il rischio di perdere definitivamente quel fuoco giovanile diventa serio e da un lato è accompagnato dal timore personale di non essere all'altezza.
Si cerca di mantenere quel puro sentimento di freschezza del pensiero e di libertà. Fare tanta attenzione. Io mi fermo qui, dell'amministrazione non ancora molta contezza, dopo pochi mesi dall'elezione.
L’unica certezza è che sono nato incendiario e non vorrei morire pompiere.
di U.G.
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